Storia di una giornata di fine anno. Pensieri a me stessa.

Storia di una giornata di fine anno. Pensieri a me stessa.
31 Dic 2018

Stamattina la sveglia ha suonato presto, ha interrotto una notte di tanti pensieri e poco riposo. Gli inizi e le conclusioni mi rendono sempre particolarmente riflessiva. Un po’ nostalgica, un po’ propositiva.

Tutti in ferie oggi. Mio marito e mio figlio dormivano. E io, dopo tanto tempo, avevo qualche ora per me. In punta di piedi sono sgattaiolata via dalla camera da letto: se solo Emanuele si fosse accorto che la mamma si stava alzando, le ore che avevo deciso di dedicare a me sarebbero automaticamente diventate sue. Come succede praticamente di continuo, da due anni a questa parte.

Ho messo su un paio di jeans e una maglietta, rigorosamente nera, acciuffati al buio dall’armadio semichiuso. Un filo di trucco, una spazzolata veloce ai capelli. Esco, mi sono detta. Vado a fare colazione al bar. Ci ho pensato quasi ogni mattina quest’anno, ma tra una cosa e l’altra non sono mai riuscita a farlo. Prendo la mia borsa preferita. Ho avuto così poche occasioni per usarla ultimamente. Si merita una bella uscita da ultimo dell’anno.

Fuori fa freddo. Il cielo ha il colore tipico dell’inverno, della neve. Quella neve che, al solo pensarci, mi ricorda l’odore di mio figlio appena nato. L’ho vista poche volte in vita mia, la neve. Mai come due anni fa. Dalla finestra scendeva lei, incessante e magica, ed io, dal divano, la ammiravo incantata, innamorata persa del bambino che da pochi giorni era tra le mie braccia. Mi parlerà per sempre di lui, la neve, ormai.

L’idea di andare al bar a fare colazione si era appena trasformata, comunque, nell’andare a prendere la colazione e portarla a casa, per me, e per loro. Era bastato il colore del cielo. E così ho fatto, sempre con passo silenzioso e delicato. Non potevo permettermi di svegliarli. Quando si sarebbero alzati avrebbero trovato la colazione, ma non me. Avevo altri programmi per la mia mattinata libera.

Caffè, cornetto. Foto di rito. I momenti da ricordare vanno immortalati. Non posso proprio farne a meno. Esco. Ho appuntamento dalla parrucchiera. Questo sì che è un miracolo. Sono riuscita a decidere ed organizzare un appuntamento con ventiquattro ore di preavviso. Avrò tre ore da dedicarmi. Starò seduta a chiacchierare mentre i miei capelli riacquisteranno un colore, un taglio, una piega. Non mi sembra neanche vero.

E mentre sono lì, guardandomi allo specchio, tutti i pensieri della notte appena trascorsa mi ritornano in mente. E’ stato un anno così pieno. Ho vissuto ogni giorno di corsa. Ho cercato disperatamente di incastrarmi tra la famiglia, il lavoro, le mie passioni, ma inevitabilmente ho trascurato me stessa. E’ evidente. Ho dormito poco. Ho mangiato male. Non sono andata neanche un giorno in palestra. Forse giusto due pomeriggi a correre. In un intero anno. Non ho mai messo benzina alla macchina se non ero a rischio che mi lasciasse per strada. Non sono mai riuscita a fare un bagno. Solo docce super veloci. Spesso con mio figlio dietro al vetro che combinava qualche disastro dei suoi. Ho creato questo blog, con l’idea di farmi un regalo. Ma sono riuscita a scrivere solo cinque pezzi, incluso questo.

Ripensandoci, però, in confronto all’anno precedente, anche solo cinque pezzi sono un traguardo. Qualcosina in più, in fondo, sono riuscita a farla. Qualcuno dei buoni propositi per il 2018 l’ho realizzato. Mi ero riproposta di essere presente per le persone che amo. Ed è sicuramente la cosa che mi è riuscita meglio. E che mi rende felice. C’è chi può vantarsi di avermi avuta tutta per lui, come mio figlio, chi si è accontentato di dividermi con lui, come mio marito. Chi, come i miei genitori, è stato felice di avermi vista e, nelle giornate più intense, anche solo sentita per qualche minuto, ma ogni giorno. Mia nonna, povera, ha contato sul calendario i giorni in cui non vedeva me, ma soprattutto il suo nipotino, ma sono riuscita, con un’appena sufficiente regolarità, a dedicare quel po’ di tempo che mi rimaneva anche a lei. Le mie cugine, sia quella vicina che quelle lontane, quest’anno, mi hanno data per dispersa per diversi periodi. Se prima un messaggio veloce, una foto, una registrazione vocale al volo non mancavano, quest’anno l’innata passione di mio figlio per il mio cellulare e l’inevitabile crisi di pianti quando capiva che non l’avrebbe ottenuto, mi hanno gradualmente portata a rinunciare ad usarlo in sua presenza. Ho un enorme margine di miglioramento. L’unica cosa che posso garantire è che ognuno di loro è costantemente stato nei miei pensieri e nel mio cuore. A volte più di quanto abbia praticamente potuto dimostrare.

Gli unici ad avermi vista più spesso sono i miei amici. Da quando abbiamo scoperto che quattro bambini sono più gestibili quando sono insieme che presi singolarmente, è iniziata la maratona di partite, cene, serate e giornate tutti insieme: dire che ci ha aiutato a respirare, è dire poco.

Tocca a me. Il colore è stato in posa quanto doveva. Sono pronta per essere lavata. Ancora pochi minuti e poi ritornerò alla mia routine. Con un nuovo taglio di capelli e una nuova consapevolezza.

Non sono brava a fare bilanci. Ho un metro di valutazione talmente personale e soggettivo, tarato in base alle emozioni, mie e di chi mi sta intorno, che mi impedisce di tirare definitivamente le somme.

Fino a qualche minuto fa ero lì a rimuginare sulle cose non fatte o che avrei potuto fare meglio. Mi riguardavo e vedevo un totale disastro. Eppure, adesso, sono qui, seduta di fronte allo specchio, e scorgo un sorriso rivolto a me stessa. Uno sguardo di complicità e di approvazione. Non ho fatto il massimo, ma ho dato il massimo. Ho lavorato sodo, non mi sono mai sottratta ai miei impegni di mamma, di moglie, di figlia, di donna lavoratrice, di amica. Posso migliorare. E proverò a farlo. Ma quello che mi auguro per il prossimo anno è di riuscire a fare almeno altrettanto. Perché poco non è stato. E di riuscire ad essere meno esigente con me stessa. E di regalarmi del tempo. Quello sì. Del tempo per me. Proprio come quello che sono riuscita a ritagliarmi oggi. E di vivermelo con la consapevolezza che non è tempo sottratto agli altri e alle loro esigenze, ma una doverosa ricompensa per tutto quello che investo per loro.

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Francesca Maci

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